A pochi giorni dell’ennesimo attacco terroristico a Londra, i colossi del web Google, Facebook e Twitter hanno confermato di essere impegnati fianco a fianco col governo UK per applicare un maggiore controllo sui contenuti condivisi tramite le piattaforme. Sulla pericolosità dei social network come canali per il terrorismo si è espressa Theresa May, primo ministro, la quale sostiene che i terroristi possano trovare uno spazio sicuro per comunicare tra loro online.
Naturalmente, essendo anche in stretta fase elettorale, ha espresso volontà di inserire provvedimenti nel proprio programma politico. Provvedimenti che possono mettere in difficoltà le grandi firme della tecnologia, soprattutto i servizi che offrono crittografia per proteggere la privacy dei propri utenti. In questo caso Telegram è un protagonista: gli jihadisti se ne servono proprio perché il servizio assicura crittografia e protezione delle conversazioni. Si sta parlando anche di “regolamentazione del cyberspazio (!) per prevenire la diffusione di piani terroristici“.
La critica più solida è anche la più immediata: a cosa serve impedire la crittografia per prevenire veicoli che piombano su ignari passanti? In ogni caso, le risposte dei colossi del web non si sono fatte attendere. Simon Milner, responsabile delle policy di Facebook, ha negato che il social network costituisca una fucina di terroristi e ha aggiunto:
vogliamo fornire un servizio tramite il quale gli utenti si sentano al sicuro. Ciò significa che non accettiamo gruppi o persone coinvolte in attività terroristiche o post che esprimono supporto per il terrorismo. Vogliamo che Facebook sia un ambiente ostile al terrorismo. Utilizzando una combinazione di tecnologie e controllo umano, lavoriamo aggressivamente alla rimozione di contenuti legati al terrorismo condivisi sulla nostra piattaforma appena ci rendiamo conto della loro presenza e, se ci accorgiamo di una emergenza che potrebbe nuocere all’immediata sicurezza di qualcuno, la notifichiamo alle forze dell’ordine. L’estremismo online può essere contrastato solo con una forte collaborazione. Abbiamo collaborato a lungo con legislatori, la società civile e altri colossi della tecnologia e siamo determinati a portare avanti questo importante lavoro insieme.
Anche Twitter ha risposto, per mano di Nick Pickles, il quale sostiene che
I contenuti legati al terrorismo non hanno posto su Twitter. Continuiamo ad espandere l’utilizzo della tecnologia come parte di un approccio sistematico alla rimozione di questo genere di contenuti. Non smetteremo mai di lavorare per essere un passo avanti e proseguiremo nella collaborazione con i nostri partner tra settore, governo, società civile e mondo accademico.
Google, infine, aggiunge anche la propria voce:
Siamo impegnati a lavorare in partnership con governo e OGN per contrastare questi problemi difficili e complessi, condividendo l’impegno del governo per assicurare che i terroristi non abbiano voce online. Stiamo già agendo con colleghi del settore per la creazione di un forum internazionale in cui velocizzare e rendere più efficaci i nostri provvedimenti in questo senso. Impieghiamo centinaia di persone e investiamo centinaia di migliaia di pound per lottare contro l’abuso sulla nostra piattaforma, assicurandovi che siamo parte della soluzione a queste sfide.
L’online è solo uno dei tanti aspetti sui quali lavorare per iniziare una lotta efficace al terrorismo.