La seconda grande conferenza per gli sviluppatori è arrivata: è la Google I/O, che si è tenuta a Mountain View, California dove ha sede il colosso della ricerca. E forse questa è stata la conferenza in cui il futuro di Google è stato annunciato: scopriremo tra qualche anno se a questo annuncio sono seguiti anche dei fatti concreti, oppure no.
L’attenzione di Google infatti si sposta dalla ricerca e dall’esperienza mobile a una fortissima scommessa sull’intelligenza artificiale. Non sappiamo ancora che conseguenze avrà questo cambio, ma ci sono aggiunte di AI in tutti i prodotti e le novità annunciate ieri. Vediamo le più importanti.
Google Lens
Si tratta di una ricerca visuale, le cui capacità vengono migliorate dall’aiuto di Google Assistant, appunto l’intelligenza artificiale. Se si punta il telefono verso un oggetto, si possono ottenere dozzine di informazioni su questo oggetto, oppure su un ristorante, un monumento, la locandina di un film. Le funzionalità sono aperte agli sviluppatori quindi potranno essere aggiunte nuove feature nel corso del tempo.
Android Go
È una versione di Android pensata per i dispositivi con scarse risorse hardware, dicono da Google I/O, per esempio telefoni con 1GB di RAM o meno. Un po’ come Windows 10 S.
Google Home e le telefonate
È il dispositivo che può essere piazzato nelle nostre case ed eseguire tutta una serie di compiti per noi, grazie a comandi vocali. Presto potrà anche effettuare delle telefonate, per quanto la riservatezza di queste telefonate sarà piuttosto scarsa (sarà l’equivalente di parlare al telefono al vivavoce).
Google Assistant per iOS
Sbarca sul telefono di Apple l’assistente virtuale di Mountain View. Potremo fargli eseguire telefonate, spedire messaggi, spedire email, fargli fare molte delle cose che Siri già fa sull’iPhone. (Per il momento solo negli Stati Uniti.)
Una nota sulla privacy
L’intelligenza artificiale di Google funziona bene; a volte funziona in maniera splendida, con risvolti terrificanti (come se il nostro telefono ci avesse anticipati in qualche modo). Ma per farlo ha bisogno di accedere, grossomodo, a tutti i nostri dati: contatti, messaggi, spostamenti, email, cronologia di navigazione, tutto. L’impatto sulla privacy può essere devastante, non solo nel caso di una falla di sicurezza, ma perché com’è noto Google rivende i nostri dati, anonimizzati il più possibile, agli investitori pubblicitari. L’intelligenza artificiale che sta dietro Siri, l’assistente virtuale di Apple, lavora invece in maniera molto più rispettosa degli utenti, e per questo a volte può sembrare meno performante. Ricordatevene, quando arriverà la possibilità di installare questi aggiornamenti.