Da quando le app hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere la quotidianità, poiché esiste un’app per tutto, l’attenzione è puntata su qualsiasi tecnica permetta di sfruttarle per ottenere guadagni. Che si tratti di ottenere dati personali dell’utente da rivendere o di innovative tecniche di marketing per spingerlo all’acquisto in app, tutto è lecito. Per far sì che l’utente acquisti le app e ne diventi utilizzatore seriale, creando un’abitudine (se vogliamo chiamarla dipendenza, non è poi così errato) è scesa in campo anche le neuroscienza.
Dopamine Labs è una piccola startup nata a Los Angeles che ha studiato poche righe di codice in grado di aumentare il coinvolgimento dell’utente nell’utilizzo di specifiche app e ottenere il rinforzo positivo. I due neuroscienziati hanno studiato la biologia e la chimica dietro al processo decisionale dell’utente.
Le API Dopamine Labs sono state già messe alla prova:
- Root, un’app didattica per gli studenti universitari, ha verificato un miglioramento del 9% nella frequenza degli studenti dopo aver integrato le api Dopamine,
- Tala, un’app per il microcredito, ha visto un miglioramento del 14% nel ritorno del micro-prestito,
- Vimify, una startup di life-coaching ha verificato un 21% di utenti in più impegnati nella dieta e nell’esercizio fisico quotidiano,
- Movn, app che incoraggia l’esercizio fisico quotidiano, ha registrato un 60% in più di minuti camminati al mese,
- Brighten, un social network, riporta un 167% in più di messaggi letti e inviati.
Risultati incredibili su cui riflettere. Ma come funzionano queste poche righe di codice studiate da Dopamine Labs? Secondo quanto spiegato dai due fondatori, gli utenti amano moltissimo il picco di dopamina che sentono quando ricevono una notifica, quindi è bastato gestire questo sistema di appagamento con “ricompense” a base di notifiche. Così vengono incoraggiate visite e utilizzo ripetuto. In base a questo sistema, le API Dopamine possono creare dipendenza verso qualsiasi app.
Intuendone il pericolo, Dopamine Labs sostiene venga fatta un’accurata selezione delle app che possono godere di queste API che, almeno teoricamente, non dovrebbero finire in mani pericolose. Inoltre, i due neuroscienziati hanno creato anche l’applicazione che permette di sconfiggere la dipendenza da app: si chiama Space e, al momento, è disponibile per Android.
Ovviamente Space lavora in modo inverso: invece di incoraggiare un tipo di comportamento e la creazione di nuovi collegamenti neurali che incoraggiano l’utilizzo dell’app, Space lavora per scoraggiare il ripetersi di un comportamento. Per riuscirci, riduce l’erogazione dello stimolo da app che creano la necessità di continuare a essere utilizzate, quindi taglia il sistema di ricompensa sotto forma di notifica. Così facendo, gli utenti sono meno inclini a utilizzare l’applicazione.
Dovete disintossicarvi da Facebook perché ci passate sopra tutto il tempo libero? Allora è il momento di mettere alla prova Space. Dovete invece trovare la voglia di correre ogni giorno? Tenete d’occhio le app che utilizzano le API Dopamine Labs e verificate quanto davvero funzionano su di voi.